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CLARIDADE: l’inizio di una causa (parte I)

Submitted by on 25/01/2011 – 21:43No Comment

Nel ’96 lasciai la provincia e il suo provincialismo per arrivare ad abbracciare Roma e l’universalismo che essa rappresentava, rappresenta… Capita spesso che ricercando il nuovo si finisca per perdersi e non ritrovare più neppure la vecchia strada…

A me capitò di perdermi, ma di essere anche salvato da una luce che improvvisamente mi indicò la via da intraprendere. Guardando l’interruttore contro cui ero andato a cozzare lessi: LETTERATURE AFRICANE DI ESPRESSIONE PORTOGHESE! Cercai subito la titolare della cattedra ed ebbi, così, modo di conoscere chi aveva acceso la luce nella mia anima…

La dott.ssa Rita Biscetti… Con lei, per la prima volta dacché ero in Italia, atterrai sul suolo letterario capoverdiano e vi fissai i piedi… Come una madre mi prese per mano e mi insegnò a camminare da solo… E come un’amica, senza l’arroganza e la presunzione di certi accademici, rimase ad ascoltare ciò che la mia terra aveva da trasmettere al di fuori dei testi… Mi mise in contatto con il gruppo, allora nascente di SCRITTI D’AFRICA, alle cui manifestazioni culturali Rita Biscetti partecipava sempre con motivazione e intenso interesse…

Rita Biscetti è stata, per me, la luce… E forse è per questo che ad un certo punto, inconsciamente, ho continuato a seguire la via della luce, del chiarore, di Claridade… Questa rivista che è la luce culturale di un popolo intero da quasi 80 anni… Claridade nacque infatti nel 1936 e fu un atto esplosivo, quasi incontrollato e senza legami con il passato letterario nazionale o straniero.

Nacque comunque dalla fusione tra elementi esogeni (1. la presenza nelle isole di scrittori portoghesi ad inizio secolo; 2. alcune riviste portoghesi, il primo dei quali Presença; 3. il modernismo della letteratura brasiliana) ed elementi endogeni tipicamente presenti nella tradizione culturale capoverdiana.
1. Partendo dal primo degli elementi esterni che influenzarono i claridosi, possiamo fare il nome di tre scrittori portoghesi che agli inizi del secolo risiedettero nell’arcipelago, si interessarono degli aspetti socio-culturali delle isole e in un modo o in un altro vennero a contatto con membri della futura Claridade: Augusto Casimiro, Antonio Pedro, José Osorio de Oliveira.
Augusto Casimiro poeta, romanziere, critico, politico, antifascista fu deportato a Capo Verde dove visse alcuni anni.
Da questa sua esperienza nascerà Portugal Crioulo, pubblicato nel 1940, esso presenta una visione cosmoramica delle isole, in un compromesso tra cronaca, poesia, commenti sociali, etnografia, letteratura entrando, anche, nel campo sentimentale e oggettivo della gente comune.
Merito del Casimiro sta nell’essere riuscito a comprendere e sentire la tragedia e la gloria di sopravvivenza del popolo capoverdiano.
A S.Vicente, che definirà Capital espiritual do arquipelago, probabilmente, venne a contatto con i ragazzi, futuri claridosi.
Antonio Pedro sbarcò nell’arcipelago nel 1928, e già un anno dopo pubblicherà a Santiago il libro di poesie Diario, la cui copertina era stata disegnata, seguendo le onde moderniste del tempo, da Jaime de Figueiredo.
È lecito pensare che Diario, che portava in se grandi novità estetiche, almeno per Capo Verde, e grazie alla sua fisionomia artistica dei suoi poemi costruiti su basi di contenuto paesagistico sociale capoverdiano, non sia potuto passare senza curiosità tra le mani dei letterati capoverdiani dell’epoca.
Ma non andrà oltre il provocare curiosità, anche perché non appena A.Pedro uscirà dalle isole, non manterrà più contatti con intellettuali locali se non con Jaime de Figueiredo.
José Osorio de Oliveira, invece, sbarcato a S. Vicente nel 1927, inizierà subito ad interessarsi della cultura capoverdiana, e continuerà ad interessarsene anche quando lascerà le isole, promuovendo incontri e conferenze pubbliche sul tema socio culturale capoverdiano, e ad avere contatti con i claridosi, in particolar modo con Jorge Barbosa.
2. Il secondo degli elementi esterni che in qualche modo influenzarono la rivista in questione fu una rivista portoghese: Presença.
Innanzi tutto perché la rivista compare a Capo Verde proprio all’inizio della sua pubblicazione avvenuta nel 1927, così i giovani intellettuali delle isole potevano avere modo di venire a contatto quasi immediato con i giovani intellettuali portoghesi che scrivevano per la suddetta rivista, e con la realtà estetica metropolitana.
Presença appariva così non solo come novità, ma come elemento nuovo, creata da giovani menti con la capacità e la volontà di creare realmente qualcosa di originale.
La rivista portò con sé la libertà formale e la seminò nell’anima dei claridosi.
Presença rappresenta esteticamente l’esempio più fecondo di rottura con le formule logore e consunte della tradizione europea e si fa portatrice di una nuova libertà di espressione.
3. Per quanto riguarda il terzo elemento esogeno, passiamo a parlare del modernismo culturale del Brasile, un Brasile che non è visto solo come paese di una nuova espressione estetica, ma come una nazione che si porta avanti un universo umano e nazionale in cui si identifica il concreto vivere tellurico di un popolo.

(continua prossimamente con le cause endogene)

a cura di Jorge Canifa Alves

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