03/04/2021 – 20:06 | No Comment

A 9 de Março de 2020, a Itália refugiou-se no lock down para proteger-se da pandemia que ameaçava seriamente a existência de toda a população. As vítimas da epidemia estavam sobretudo nos hospitais e nos …

Read the full story »
Culture-Cultura

Migration-Migrazione

Youth-Giovani

Women-Donne

Turismo a Sao Nicolau

Per chi volesse girare con curiosità l’isola, preferibilmente a piedi, è indispensabile una buona carta geografica

Home » Turismo a Sao Nicolau

III – Itinerari Turistici a São Nicolau

Submitted by on 20/02/2013 – 20:06No Comment
III – Itinerari Turistici a São Nicolau

3) Presentazione di itinerari a partire dalla capitale Città da Ribeira Brava

Agua das Patas

Da Ribeira Brava parte la strada lastricata che seguendo il fondo valle verso ovest, risale poi in direzione di Cachaço. E’ una piacevole escursione realizzabile per un lungo tratto in macchina (anche in aluguer). Solo in vicinanza di Cachaço, quando la montagna si fa più ripida, si deve proseguire a piedi. La stretta valle è ricca d’acqua, che viene portata per l’irrigazione lungo i fianchi della montagna, anche per chilometri, utilizzando strette canalette di cemento.

Con l’acqua tutto cresce a Capo Verde, e quindi qui si possono vedere grandi alberi di mango, papaie, banani, e le terrazze con la canna da zucchero e ogni tipo di ortaggi. Le piccole casette sparse per la valle sono abbellite con fiori e piante. In macchina si può arrivare fino ad Agua das Patas, dove il tradizionale trapiche (mulino o torchio), che oggi ha sostituito i buoi con un motore, distilla ancora il rinomato grogue alla maniera antica.

Secondo gli intenditori dell’isola, è proprio qui che si produce il distillato migliore di S. Nicolau. Proseguendo a piedi, e superando le ultime casette disperse lungo i fianchi dei ripidi monti rocciosi, la stradina s’inerpica in stretti tornanti sino a Cachaço, sulla strada asfaltata Ribeira Brava-Tarrafal, dove è facile prendere un aluguer per chi desidera rientrare rapidamente in città.

Prainha

Da Ribeira Brava si raggiunge rapidamente la spiaggia della città, sia a piedi (25 minuti) sia in macchina (5 minuti). Il litorale è continuamente modificato dalle tempeste di mare, tanto che la sabbia nera va e viene, lasciando spesso scoperto un fondo di grossi ciottoli sconnessi.

Purtroppo la pulizia non è delle migliori: rifiuti di plastica sparsi un po’ dovunque, portati dalle piene del fiume o dalle mareggiate, sono una triste presenza. Ma, una notizia buona, si può fare il bagno nella parte più protetta ad est, quando il mare è meno agitato. E per chi ama la pesca o il surf, il posto è molto interessante.

I rifiuti di plastica

I rifiuti di plastica sono un terribile problema che nessun Paese può ignorare, poiché nessun paese è al riparo da questo inquinamento, così come nessun paese è del tutto innocente. A Capo Verde, anche le coste più selvagge presentano qualche presenza di rifiuti plastici. La responsabilità principale è attribuibile alla corrente marina delle Canarie, che investe in pieno l’Arcipelago.
Tratto dal libro di Robert MacFarlane, “Luoghi selvaggi” (Einaudi, 2011), riportiamo questo passaggio:
“… ci fermammo a setacciare la spiaggia sassosa. Dappertutto lugubri detriti, …; casse di bottiglie azzurre per il latte, blocchi bucherellati di gommapiuma per mobili, mozziconi di sigarette, tappi di bottiglia, bombolette di aerosol e cartoni di tetrapack con sopra stampigliate scritte sbiadite in dozzine di lingue. Anche qui, in questa insenatura remota in faccia all’Atlantico, l’evidenza dei danni era inequivocabile, l’inquinamento inesorabile, l’autonomia del territorio a repentaglio.
Migliaia di tonnellate di detriti si arenano ogni anno sulle coste dell’Irlanda e della Gran Bretagna. La quantità è in continua crescita e le conseguenze, al di là dell’impatto visivo, sono deleterie. Balene, delfini e focene muoiono a frotte per l’ostruzione del tratto digestivo provocata dalla plastica. Nello stomaco della balena minke, spiaggiata nel 2002 sulle coste normanne, è stata trovata quasi una tonnellata di involucri e sacchetti di plastica.”
Ma tornando a Capo Verde, segnaliamo un caso curioso: nel villaggetto di Morro Bras, vive un anziano signore sordo-muto dalla nascita, che per tutta la vita se l’è cavata riciclando quello che il mare portava a riva, soprattutto grandi spezzoni di rete, che lui, con pazienza infinita, scioglieva nodo dopo nodo, per ricavarne funi che poi vendeva bene e con soddisfazione al mercato. Un comportamento virtuoso che però non assolve i grandi inquinatori.

A Prainha ogni anno si tiene anche la festa di San Pedrìn. La città si svuota e gli abitanti si riversano in massa sulla spiaggia, con tende, pentole, birre, grogue, strumenti musicali e tutto ciò che occorre per divertirsi durante 24/48 ore. La festa di São Pedrinho cade la prima domenica dopo la festa di São Pedro, che si celebra il 29 di giungo.

Calenjão

A Calenjão, partendo da Ribeira Brava, ci si può recare con l’aluguer (10 minuti), ma anche piedi (25 minuti), per poi eventualmente proseguire a piedi risalendo per stradine in parte lastricate attraverso una vegetazione abbastanza ricca e varia. Calenjão è la zona dove anticamente era situata la capitale dell’isola, ma le incursioni continue e feroci dei pirati consigliarono gli abitanti di ritirarsi più nell’entroterra, in fondo ad una valle, dove ancora oggi è adagiata l’odierna capitale, la città della Ribeira Brava.

A testimonianza dei tempi passati resta una cappella e un grande edificio della fine dell’800, prima seminario e poi orfanotrofio per bambine, in funzione fino al 1968. L’edificio a lungo abbandonato, è oggi in fase di restauro. Tutt’intorno, casette relativamente tradizionali sono contornate dai terrazzamenti per l’agricoltura costruiti nei secoli con infinita pazienza. Nella fitta vegetazione, oggi colonizzata a tratti dalla riforestazione con l’acacia spinosa Prosopis Juniflora, si possono incontrare gruppi di galline faraone (Numida meleagris), chiamate localmente Galinha de Guiné oppure Galinha do mato, cioè gallina del bosco.

Da Calenjão si può proseguire a piedi per realizzare una bella passeggiata. Affrontando le ripide pareti delle montagne si raggiunge Cabeçalinho, una piana molto coltivata nel versante che porta a Tarrafal. Il cammino ripido offre punti di vista molto panoramici. Si può poi proseguire prendendo l’asfalto a sinistra verso Tarrafal, oppure a destra per rientrare in aluguer a Ribeira Brava. Per gli amanti delle passeggiate, c’è la strada che direttamente scende da Cachaço a Ribeira Brava.
A Calenjão, in una casa affondata nella vegetazione, vive e lavora Miguel, il miglior artigiano di giunchi di tutta l’isola: ceste e cestini, vassoi e bottiglie rivestite, tutto realizzato con una precisione fuori dal comune. La qualità di Miguel è conosciuta anche fuori dall’isola.
Per affitto camere a Calenjão, contattare Gaetano (tel 2351060), Casa Aura. Un bar e un negozio completano l’offerta commerciale.

Porto da Lapa

E’ il più antico porto dell’isola, e il secondo di tutto l’arcipelago, dopo Cidade Velha, nell’isola di Santiago. Oggi è completamente abbandonato. Restano i muri delle case di pietra lavica, mentre i tetti di paglia sono tutti scomparsi, distrutti dal tempo. L’atmosfera è inquietante… il silenzio incombente è sottolineato dal sibilo del vento che mai si placa, solo a tratti rotto dal grido stridente del falco Francelhos che sfreccia rapido ed improvviso a caccia di un’improbabile preda. A Capo Verde sono poche le specie di falchi, e il più comune è il Falco tinnunculus, chiamato localmente Francelhos. Per giungere a questo luogo storico non esiste strada da percorrere in macchina. L’antico insediamento si raggiunge solo a piedi attraverso vari sentieri. Una possibilità è partire dalla città della Ribeira Brava, andando verso est, verso Morro e continuando a piedi sempre verso est seguendo un sentiero.

Altra possibilità è arrivare in macchina fino a Belém (sulla strada per Juncalinho), proseguire verso sud scavalcando la montagna fino a che la strada lo consente e poi a piedi completare il percorso sempre verso sud. Un’ultima possibilità è partendo da Preguiça e poi via mare o via terra a piedi. In quest’ultimo caso il sentiero non è sempre evidente. Si procede verso est, seguendo la costa, ma è consigliabile solo se accompagnati da una guida locale che conosca bene il territorio.

Preguiça

A Preguiça si arriva in 15 minuti con i mezzi pubblici (aluguer, di fronte al mercato) partendo dalla città della Ribeira Brava. E’ anche una bella passeggiata a piedi, di un certo impegno (8 chilometri). Si supera la piana che a sinistra ospita l’aeroporto e poco dopo inizia la discesa verso il piccolo villaggio sul mare, situato nella baia ben protetta di S. Jorge. Prima di arrivare, sulla destra, a metà costa, una vena d’acqua è stata di recente captata e raccolta in grande cisterna. Subito sotto, in un panorama desertico e roccioso, spicca un’oasi verde, un piccolo orto, qualche albero di banane e una serra per coltivare le verdure. A fianco sono pronte le casette per l’allevamento di maiali. Come a ricordare: dove c’è acqua c’è vita.
Entrati nell’abitato, a sinistra si scorge la piattaforma che ospitava il forte. Restano una decina di cannoni arrugginiti, a difesa dei pirati che qui realizzarono per secoli rapide e brutali incursioni. Una colonna in pietra, sormontata da un cippo, reca una scritta che commemora il passaggio al largo di Pedro Alvares Cabral, il 22 marzo del 1500, in viaggio con la sua flottiglia alla scoperta del Brasile.

In basso, l’antico porto è ancora visibile, con i grandi lastroni di marmo del molo portati dal Portogallo. Ci si può fare il bagno, ma la merce non arriva più qui. Oggi arriva tutto a Tarrafal. Dei traffici del passato restano ancora visibili i ruderi della dogana (in funzione fino al 1975, anno dell’indipendenza dal Portogallo) e i magazzini che inglesi e francesi avevano eretto alla fine dell’ottocento. Il porto ha continuato ad essere attivo per la merce proveniente dall’Europa fino agli anni ’80 del secolo scorso. Oggi, in questo affascinante paesino, vivono esclusivamente pescatori e si respira una certa aria di abbandono. Tuttavia, la nuova scuola, due recenti edifici di edilizia popolare e qualche bella casa recentemente costruita dagli emigrati, fanno pensare ad una certa ripresa.

Abitualmente, se il mare lo permette, i pescatori escono all’alba e rientrano verso le 16,00 con le barche spesso ricche di pesce fresco. A braccia trascinano le barche in secca e vendono il pescato alle peixere. Un tempo queste indomite lavoratrici, con il pesante carico di pesci in testa, si faceva a piedi gli otto chilometri che separano Preguiça a Ribeira Brava. Oggi ci sono per fortuna i pickup che coprono la maggior parte delle distanze. La spiaggetta di ciottoli neri accoglie non più di una decina di piccole imbarcazioni, ma è qui che si trovano le migliori aragoste a prezzi imbattibili.

Per dormire e mangiare:

Dona Maria (2351582)
All’ingresso del paese, qualche camera, senza acqua calda, ma possibilità di mangiare.

Dona Guidinha (tel 2351591).

Si può affittare una/due camere telefonando per prenotare.

Telefonando a Manuel (tel. 9796129), si ha l’accesso ad una sorprendete sala di fitness.

Da Preguiça si può raggiungere Carriçal via mare, generalmente due volte la settimana, ma i collegamenti non sono sempre regolari. Informarsi sul posto.

Da Ribeira Brava a Tarrafal e oltre.

Questo percorso (26 chilometri di asfalto), permette di scoprire gli aspetti più tipici dell’isola, da una parte il cuore verde, in altitudine e al centro, dall’altra la costa sempre colpita dal sole, arida e desertica. Ma procediamo passo per passo.

Boqueirão/Carvoeiro

Da Ribeira Brava, prendendo la strada per Tarrafal, s’incontra dapprima Boqueirão e subito dopo, sulla destra, Carvoeiro, villaggio a picco sul mare, un mare che spesso ribolle agitato. Nelle gole delle montagne, numerosi i banani e la canna da zucchero, coltivati su stretti terrazzamenti e irrigati con acqua di sorgente.

Queimadas

Dopo circa un chilometro, sulla sinistra, parte la strada lastricata per Queimadas, una lunga valle ricca d’acqua che permette varie coltivazioni.
In questa valle si trova anche una chiesetta, considerata la più bella dopo quella più importante a Ribeira Brava. Voltando a destra al primo bivio, ci si ricongiunge con l’asfalto della strada Ribeira Brava-Tarral, in località Fajã de Baixo. Continuando invece dritto, poco dopo si deve lasciare la macchina e continuare a piedi, raggiungendo a Campinho la strada che sale da Ribeira Brava verso Cachaço.

Estancia Bras

Proseguendo per la strada asfaltata Ribeira Brava-Tarrafal, dopo qualche chilometro si trova a destra la deviazione per Estancia Bras. La deviazione non è segnalata. Il villaggio è piacevole, anche se non offre ancora nessun punto d’accoglienza. Il telefono è disponibile ma solo in case private. Qualche negozietto, come la Mercearia Soares, che vende anche bibite fresche. Qui esiste un gruppo di danza tradizionale, Tradição Patché Estancia Bras, che anima le feste con danze antiche di gruppo, come la mazurka e la contradança: otto coppie di danzatori si muovono al comando di un “direttore delle danze”, il mandatario dança, che come tradizione lancia i suoi ordini in un francese molto ben mischiato al creolo.

Estancia Bras è conosciuta per il piatto chiamato papa de caranguejo, molto saporito e in genere molto piccante. Se si è fortunati, e chiedendo sul posto, si può rintracciare il terrazzo di un emigrato tornato dalla Norvegia, il quale organizza serate di musica tradizionale, la tipica “noite caboverdiana” chiamata rebecada (la rebeca è il violino), dove si fa festa fino all’alba tra cibi, bevande, balli e soprattutto musica.
Recentemente è stata realizzata una strada costiera che circonda il paese e porta ad Agua d’Anjos (indicata da una freccia). Si tratta di una spiaggetta di pescatori fornita di una grande scala in cemento per la discesa al mare. Qui è possibile fare il bagno.

Ribeira Funda

Da Estancia Bras si può realizzare una bella passeggiata a piedi fino all’abitato di Ribeira Funda. Per raggiungere il paesino si attraversa Estancia Bras e si prende un sentiero che segue la costa (30/40 minuti). La passeggiata richiede molta attenzione, poiché il tracciato non ha manutenzione e le frane sono facili. Ribeira Funda è un vecchio insediamento di pescatori oggi abbandonato. Ospita un solo abitante, il coraggioso Querino, personaggio molto particolare, pescatore e agricoltore. La sua casetta, a picco sul mare, è un tipico esempio dell’architettura tradizionale: muri di pietra lavica squadrati e collocati a secco, tetto di canne, paglia e rami di palma. Non sono rari i turisti che conquistato l’abitato, poi si fanno dare alloggio per la notte da Querino, che fin’ora ha sempre risposto molto amabilmente.

A Ribeira Funda si può arrivare anche attraverso un itinerario più impegnativo ma ricco di visioni interessanti e di angoli suggestivi, come la Ribeira Camarões, dove scorre l’acqua tutto l’anno: un fatto davvero raro in tutte le isole di Capo Verde. Si può partire da Fajã de Cima, seguendo le indicazioni a destra per Pico Agudo. Ma si può partire anche da Fajã de Baixo, seguendo una strada lastricata, percorribile in macchina solo in un primo tratto, e proseguendo poi a piedi fino ad Assomadada Covoada. Da qui l’itinerario si complica. Si possono seguire le minuziose indicazioni della carta Goldstadt, Wanderkarte, o ci si fa accompagnare da qualche guida locale.

Fajã

Tutta la zona di Fajã è ricca di coltivazioni, sia quella irrigata, chiamata regadio, e destinata alla coltivazione di banani, canna da zucchero, papaie e tutti i generi di ortaggi, sia quella detta a sequeiro, che cioè fa affidamento solo sulle piogge e sull’umidità delle nubi basse che spesso avvolgono questo versante delle montagne. Nel sequeiro si coltiva abitualmente mais (chiamato midj), fagioli di vari tipi e fagiolini, chiamati ervilha.
In questa zona esiste una lunga galleria scavata nella roccia della montagna (progetto francese) che raccoglie l’acqua e la porta sino a Ribeira Brava. Sono 2.200 metri di perforazione alla ricerca della vena d’acqua sotterranea più ricca. A Fajã vi è anche un vivaio fornito di tutte le specie di piante che si possono trovare nell’isola e nell’arcipelago.
A Fajã de Baixo, sulla destra andando in direzione di Tarrafal, un nuovissimo bar-ristorantino gestito da Estavel Semedo (tel 2301303-9956273), offre l’occasione di una bibita fresca. Telefonando prima è possibile mangiare del buon pollo alla griglia, o il polipo in umido o il tonno in umido con cipolla. Per raggiungere il locale ben curato posto al primo piano, si entra per una porta con l’insegna “Barbaria Neves” e poi si salgono le scalette.

Cachaço

Proseguendo per la strada Ribeira Brava-Tarrafal, si giunge a Cachaço. A sinistra parte la breve strada che porta alla chiesetta di Nossa Senhora do Monte Sintina. Generalmente chiusa, si apre in occasioni di feste e funzioni, ed allora è interessante ascoltare i canti sacri tradizionali. La vista sulla valle della città Ribeira Brava è spettacolare.
A Cachaço è possibile pernottare nella Pensione Arlinda (tel 2371176-9981533). Dona Arlinda gestisce anche il bar e produce artigianalmente marmellate di papaia, pomodori, guajaba, tutti prodotti localmente. Telefonando prima, è possibile anche mangiare.
Quasi di fronte all’ingresso del Parco di Monte Gordo, si trova un minuscolo Museo dell’acqua, simbolo della devozione a questo elemento tanto raro e tanto indispensabile alla sopravvivenza.

Monte Gordo (1.304 metri)

Dalla strada principale, sulla destra e segnalato da un grande cartello, si diparte la strada che porta al Parco Naturale Nazionale di Monte Gordo (tel 2371829). Sono circa 952 ettari, con poco più di 2.000 abitanti.
Presa la stradina lastricata di sassi, dopo poco, sulla destra si trova il centro di accoglienza, La casa dell’ambiente. Qui si paga il biglietto d’ingresso (500$00 ECV) e si possono acquistare pubblicazioni su fauna e flora molto ben fatti. Si possono anche acquistare oggetti di raffinato artigianato realizzati dai ragazzi e dalle ragazze del luogo, debitamente formati a utilizzare le risorse materiali recuperabili nel parco. E’ possibile trovare una giovane guida che ha ricevuto seria formazione, cosa che a volte si dimostra molto utile, anche se i percorsi principali sono segnalati. All’interno del Parco è possibile in certe zone campeggiare. E’ possibile anche pernottare intorno ai 1000 metri d’altezza, in un edificio immerso nel bosco (quattro camere con letti a castello, una con bagno). Quando le nubi basse che spesso avvolgono il monte lo permettono, la visione sia di giorno sia di notte è spettacolare. La mancanza di polveri sottili rende l’aria estremamente trasparente. Di giorno si possono individuare altre isole (Santa Lucia, S. Vicente, alcuni isolotti), di notte una miriade di stelle con una luminosità inconsueta pare sul punto di caderci addosso. Sono momenti che poi si ricordano con nostalgia.
Il giro del monte a piedi si compie in circa due ore, attraversando boschi di conifere e di eucalipto. Poca la fauna: solo uccelli, tra cui alcuni endemici. Ricordiamo che a parte gli utilissimi e miti gechi (Tarentola gigas) e le timide lucertole, non esistono rettili a Capo Verde, e in particolare a S. Nicolau non esistono nemmeno insetti molto velenosi, tipo ragni mortali o scorpioni. Tutta la zona invece è ricca di flora endemica, in continuo antagonismo con specie introdotte come l’agave e la Lantana (chiamata localmente frera) che colora gran parte dei sentieri.

Numerosi gli esemplari del Tortolho, una rara euforbia (Euphorbia tuckeyana) tipica di Capo Verde. Nel parco esistono più di trenta specie endemiche, ma la stragrande maggioranza è considerata a rischio di estinzione, come la Macela de Gordo (Nauplius smithii), arbusto molto caratteristico e raro, trovandosi unicamente sul Monte Gordo, in strenua lotta con la bella quanto invadente Lantana. Di speciale interesse il particolarissimo albero chiamato Dragoeiro (Dracaena draco), simbolo di S. Nicolau per la sua eccezionale resistenza alla siccità.

Dragoeiro

Originario delle isole Canarie, Madeira e Açores, il Dragoeiro (Dracaena draco) è considerato un albero fossile per la sua antichità ed è presente in Capo Verde solo nelle isole di S. Nicolau e Brava, tra i 500 e i 900 metri. Può raggiungere centinaia di anni d’età, dicono anche mille, ma è considerato a rischio di estinzione, probabilmente anche a causa dello sfruttamento della sua resina, un tempo esportata anche in Europa come efficace medicamento astringente. A Capo Verde è tradizione utilizzare contro i dolori reumatici la resina diluita nel grogue, sia per frizioni sia come bevanda.
Il nome di Sangue di drago, ma anche Sangue di Cristo, deriva chiaramente dal vivace colo rosso che la resina assume quando si cristallizza a contatto con l’aria. Nonostante lo sfruttamento secolare della sua resina, questo albero non si è estinto forse anche perché per tradizione è proibito bruciare il suo legno. Lo stesso destino non sembra favorire invece il Tortolho (Euphorbia capoverdiana), a rischio di estinzione anche per la tradizione che lo vede impiegato nei rituali falò accesi per la festa di Kolà sanjon (vedi oltre, a Praia Branca).

Riprendendo la strada asfaltata Ribeira Brava-Tarrafal, a circa cinquecento metri oltre Cachaço un nuovissimo punto panoramico (Miradouro) mostra a fondo valle la periferia della città di Ribeira Brava che si frantuma su per la valle, con un dislivello a precipizio di qualche centinaio di metri. Una visione spettacolare e una vera attrazione turistica. Quello che ci appare incomprensibile, invece, è come i progettisti non abbiano previsto una zona di sosta per le macchine, rendendo così quel tratto di strada particolarmente pericoloso. Poco più oltre incomincia la discesa verso Tarrafal.

Comments are closed.