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Turismo a Sao Nicolau

Per chi volesse girare con curiosità l’isola, preferibilmente a piedi, è indispensabile una buona carta geografica

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IV – Itinerari Turistici a São Nicolau

Submitted by on 20/02/2013 – 19:11No Comment
IV – Itinerari Turistici a São Nicolau

Tarrafal

La città di Tarrafal, a circa di 45 minuti dalla città da Ribeira Brava, è l’unico porto attualmente attivo sull’isola. Si trova sul versante sud-ovest, quello arido e più caldo. A volte la temperatura raggiunge i 40 gradi, fatto inconsueto a Capo Verde. Attorno al porto si è andato sviluppando un centro abitato, oggi il più grande dell’isola. Di recente costruzione, non offre particolari edifici, ma ospita la fabbrica per la lavorazione del tonno, un tonno di notevole qualità ed esportato nelle altre isole, nel continente e fino in Europa. Un momento di animazione tipica è l’arrivo del pescato, accanto al porto. Gli acquirenti occasionali si fanno pulire i grossi pesci dai ragazzini del porto che con abili colpi di coltello aprono e squamano tonni, cernie, geo, garrope, serra, bonito e dourado. Caratteristica l’esposizione al sole di lunghe fila di pesce salato a seccare, in genere cavala (il nostro sgombro) o beja (un bel pesce rosso della famiglia Labridae). Nella zona, l’attrattiva maggiore è data dalle lunghe spiagge di sabbia nera, ricca di titanio e iodio, considerata terapeutica per reumatismi e artrite. E’ infatti prevista la costruzione di un grande albergo termale. Nel frattempo è sorto un piccolo villaggio turistico, costruito come un pollaio nei pressi della spiaggia. Non è mai entrato in funzione (per ragioni non del tutto chiare).
Altra attrattiva è la pesca sportiva d’alto mare. Esiste un club ben organizzato e la pesca è spesso ricca e varia: dal Blue marlin, al barracuda, al pesce spada, al tonno – sempre che non abbocchi un pescecane, piuttosto comune nelle acque di Capo Verde, anche se non aggressivo verso gli esseri umani. Gli interessati possono rivolgersi a Marlin Sports Fishing (tel 2361064-9743275).

Dove alloggiare

Casa de Pasto Alice (tel 2361187).
Cucina tradizionale ottima e 15 camere con bagno, semplici ma pulite. La sala da pranzo è quella della famiglia, con le foto dei parenti emigrati e piccoli souvenir provenienti dagli Stati Uniti e dall’Europa. E’ un punto classico, attivo da più di vent’anni, dove è piacevole sostare anche solo per una bibita rinfrescante al momento del tramonto con vista sulla baia e sul porto.

Residencial Halcyon, chiamato anche Pensão Tonecas o Pensao Tocely (tel 2361099-2361220).
Oltre alle camere nuove e pulite, la cucina è davvero ottima. Qui si possono anche organizzare uscite in barca per la pesca d’alto mare al blue marlin.

Pensione Aquario, Alto Calheta (tel 2361099)

Residencial Natur (tel 2361178).
Ambiente famigliare e molto gradevole, in prossimità del mare.

Dove mangiare

Oltre ai già citati Pensão Alice e Pensão Tonecas:

Bar Ristorante Patché, Telha (tel 2361401)

Bar ristorante Evora, all’entrata del porto.

Di fronte, il bar ristorante musica Golfinho (tel 2361046).
Costruzione moderna dai colori molto accesi e dall’arredamento insolito.

Ristorante Bar Felicidade (tel 2361158)
Gestito da Cecilia, offre buoni piatti a prezzi concorrenziali.

Ristorante Buena vida
Specialità italiane e spagnole.

Restaurante Praia Telha (tel 2361240)
Sulla spiaggia, con specialità alla griglia.

In fase di apertura due locali vicino alla spiaggia (Praia Telha) frequentata soprattutto dai ragazzi del luogo.

Per Praia Branca e Ribeira da Prata

Attraversata la città, verso Praia Branca, dopo un chilometro dall’uscita da Tarrafal si incontra a sinistra, Scada Domingos Bar, (senza indicazioni né insegna), un piccolo bar in riva al mare gestito da un rasta gentile. Incannucciate e teli riparano i tavoli rustici dal sole cocente mentre agavi e rami di palma incorniciano l’infinito orizzonte atlantico. La discesa al mare offre piccole sorprese, come le rocce nere e rosso scuro poste in fitta stratificazione, corrose e modellate da acqua e vento. Più in basso tra gli scogli una piscina naturale con ricci e pesci ben visibili dall’alto.

Dopo alcuni chilometri un’indicazione a sinistra segnala la Praia d’frances. Si tratta di una lunga spiaggia di sabbia nera.

Dopo ancora qualche chilometro s’incontra Barril, curioso insediamento: poche case costruite direttamente sulla spiaggia, anche qui di sabbia nera. Poco oltre, in riva al mare si scorge un suggestivo faro isolato a termine di una landa desolata.

Carbeirinho

Proseguendo, a un chilometro circa da Praia Branca, sulla sinistra è segnata una strada sterrata che porta a Carbeirinho. Attraversando un paesaggio desertico e lunare, si prosegue seguendo non più una strada ma le tracce di automobili che sono passate prima di noi. Con una 4×4 è possibile arrivare in dieci minuti fino ad una parete rocciosa di grande spettacolarità che sprofonda nel mare in un gioco complesso di stratificazioni ed erosioni. I colori sono di alto contrasto, bianco e nero nella roccia, verde, azzurro, cobalto nel mare. Le forme di grande fantasia. Un vero monumento alla creatività della natura.

Praia Branca

Riprendendo la strada lastricata, si giunge brevemente a Praia Branca, piccolo paese adagiato nella ribeira che si inoltra tra le pareti scoscese delle montagne. Qui sono nati famosi musicisti di Capo Verde, come Morgadinho, del gruppo Voz de Cabo Verde degli anni sessanta, Toy Vieira e Paolino Vieira, poeta, compositore e polistrumentista di giusta fama. Nella piazzetta centrale da qualche anno è stata posta una targa dedicata ad Armando Zeferino, anche lui qui nato, compositore di una delle più conosciute canzoni capoverdiane: “Sodade”.

Sodade (1954)

La canzone “Sodade”, quasi un “inno” per tutti i capoverdiani, e portata al successo dalla splendida voce di Cesaria Evora, ha una storia curiosa. Per anni non si è conosciuto l’autore. Era considerata una musica “tradizionale” e ogni musicista che la incideva su disco se ne attribuiva liberamente la paternità. Solo di recente è emerso che un autore c’era, e tutta la storia è venuta a galla. Questo autore è un abitante di Praia Branca, di nome Armando Zefirino, da tutti conosciuto come nho Armando d’Frin. La canzone, parole e musica, gli venne spontanea, dal cuore, una notte del 1954 quando con altri amici accompagnava un caro amico ad imbarcarsi. Quando qualcuno parte, si fa la “dispedida”, una specie di festa, allegra e triste allo stesso tempo: partire è importante, un’occasione di miglioramento, ma ogni partenza è triste per la lontananza che impone e per l’ignoto futuro che non sempre prevede un ritorno. Questa è l’emigrazione. In quel caso, poi, l’amico partiva per lavorare in una roça, la tristemente famosa e terribile fattoria di cacao e caffè di S. Tomé, dove si era più schiavi che operai, e da dove non sempre era facile ritornare.

Qui il testo:

Quem mostra’ bo es caminho longe?
es caminho pa San Tomé.
Sodade sodade sodade
des nha terra d’San Niclau.

Se bo screbe’m m’ ta screbe’b
se bo squesse’m m’ ta squesse’b
até dia que no’ incontrà.
Sodade sodade sodade
des nha terra d’San Niclau.

Chi ti ha indicato questo lungo cammino
questo cammino per S. Tomé?
Nostalgia nostalgia nostalgia
della mia terra S. Nicolau.

Se mi scriverai io ti scriverò
se mi dimenticherai io ti dimenticherò,
fino al giorno che ci ritroveremo.
Nostalgia nostalgia nostalgia
della mia terra S. Nicolau.

A Praia Branca si tiene il 23 e il 24 di giugno, la più famosa festa di S. Nicolau, chiamata Kolà sanjon, con falò in piazza e rulli di tamburi per tutta la notte. La danza, dalle movenze dichiaratamente erotiche, un tempo era eseguita solo da donne, mentre oggi si possono vedere giovani e vecchi, uomini e donne, ragazzi e ragazze, in un crescendo di urla e di allegria. I canti sono costituiti fondamentalmente da frasi molto piccanti con espressioni apertamente allusive all’incitamento sessuale. E’ una celebrazione pagana della fertilità che non trova riscontro nel quotidiano, dove certi temi sono generalmente velati di una certa pudicizia. Soltanto in questa occasione, per S. Giovanni, tutti i freni inibitori cadono e le frasi lascive e provocatorie che le donne lanciano verso gli uomini, non lasciano spazio alla fantasia… La festa si conclude normalmente il giorno dopo S. Giovanni nella vicina spiaggia di Boca Arbera, con tutta la popolazione che festeggia la sepoltura della festa, sempre al ritmo incessante dei tamburi.

Da Praia Branca si diparte un affascinante itinerario a piedi che raggiunge la strada asfaltata nei pressi di Fajã da Cima. Il percorso è faticoso, poiché si scende e si risale per pareti molto ripide, ma lo spettacolo è assicurato. Molte le piante interessanti, come l’ Espinheiro branco (Acacia albida), e il Tortolho (Euphorbia capoverdiana), quest’ultima a rischio di estinzione per l’intenso sfruttamento, sia come legna da ardere, sia per il lattice utilizzato nella concia delle pelli. Ambedue sono considerate specie endemiche.

Ribeira da Prata

Riprendendo la strada principale si prosegue verso Ribeira da Prata, piccolo paese incastrato nella valle, caratterizzato da una chiesetta costruita di fronte ad un gran masso, quasi incombente. In zona, alcuni trapiche producono un buon grogue, da cui si ricavano vari tipi di ponche . Attraversata la ribeira, s’incontra la famosa Rotcha Scribida, la roccia scritta, una fascia di pietra nella parete rocciosa che sembra presentare delle misteriose parole scritte con alfabeto sconosciuto. Alcuni abitanti dicono che sono parole di Dio, la scienza (e il nostro occhio…) le considera solo scherzi casuali nella roccia lavica, che presenta inclusioni colorate nelle stratificazioni dilavate dalla pioggia.

La valle s’inoltra sinuosa: la strada, percorribile a piedi, è frequentata spesso da piccoli animali da soma, asinelli molto caratteristici, dal pelo fulvo e dalla buffa frangetta che ricade lunga sugli occhi. L’acqua presente quasi tutto l’anno, riempie dei grossi tanque, le cisterne che fanno la gioia dei bambini, oltre che, naturalmente, permettere l’irrigazione di numerose colture, dalla canna da zucchero, a banani, manghi, papaie e verdure varie. Proseguendo a piedi si può raggiungere il Parco di Monte Gordo, e quindi Cachaço, ma è un percorso di un certo impegno. Girando prima a sinistra, verso Assomada, si raggiunge invece Fajã, e quindi l’asfalto della strada Ribeira Brava-Tarrafal.

Praia de Baixo da Rocha

La più bella spiaggia di S. Nicolau è Praia de Baixo da Rocha. Lo giurano in molti. Da Tarrafal, superato l’ospedale, si prende una strada sterrata che gira a destra verso il mare.
Vi è anche una freccia, una minuscola indicazione molto artigianale, ma in corretto inglese. Dopo poco più di 5 chilometri di sconnessa strada, si raggiunge la Baia de Baixo da Rocha, splendente per la sabbia bianca che dal mare risale le pareti rocciose di basalto colonnare. Unica oasi chiara in un paesaggio lunare, arido e costellato di scure rocce laviche contorte.

Oggi tutta la strada è praticabile in automobile, anche se con prudenza (20 minuti) per la presenza di sassi appena smossi dalla ruspa. A piedi è circa un’ora di cammino. Ma ne vale la pena: all’arrivo una piazzola dedicata al parcheggio è corredata di bidoni per l’immondizia. L’accesso alla spiaggia è agevole. Grotte fresche offrono eventuale riparo ai raggi del sole. La splendida spiaggia è inoltre interessante anche perché costituisce una delle rare zone dell’isola dove ancora le testuggini marine si recano a deporre le uova.

A Tarrafal è in corso di formazione un’associazione per la protezione delle tartarughe (per informazioni potete telefonare al Signor José Cabral: 9928387). Durante la settimana la spiaggia è piacevolmente deserta. Solo nei fine settimana si può incontrare qualche famiglia a fare pic nic. Ma la spiaggia è lunga e accoglie tutti in piena tranquillità. Per ora, dobbiamo dire, poiché gli occhi su questa perla costiera li hanno messi in tanti e tanti sono i progetti. Speriamo solo che il futuro non presenti cattive sorprese, e tutto venga fatto nel rispetto della natura, degli animali che la frequentano e degli abitanti della zona, cioè, di Tarrafal.

Le tartarughe marine a Capo Verde

Un tempo, le tartarughe marine che frequentavano Capo Verde erano numerosissime e di molte specie. Ancora oggi, la specie Caretta caretta si riproduce in discreta abbondanza nell’isola di Boavista, che occupa il terzo posto al mondo per numero: si tratta di circa 3000 esemplari l’anno. Anche Sal, Maio, S. Nicolau e gli isolotti vicino a Brava sono meta per la deposizione delle uova, ma il numero è di anno in anno sempre più esiguo. Tuttavia la caccia e la lavorazione del carapace, una volta tipica di Boavista, sono state proibite. Sono inoltre nati progetti di protezione e programmi di sensibilizzazione presso le popolazioni. Un piano nazionale è del 2008: il futuro delle tartarughe non è più così nero.

Le tartarughe marine, diffuse in tutto il mondo, e anche in Italia, sono tuttavia a rischio d’estinzione. Una causa risiede certamente nella caccia intensa fatta per secoli con lo scopo di procurarsi il carapace, il “guscio” della tartaruga. E’ un materiale prezioso, molto bello e facilmente lavorabile. La seconda ragione risiede nel fatto che la carne di tartaruga è sempre stata molto ambita e apprezzata dalle popolazioni, oltre ad essere considerata in grado di curare la lebbra. Questa credenza probabilmente va fatta risalire ad Eustache de la Fosse che riferì che la lebbra veniva curata a livello locale (Boavista) con una dieta a base di carne di tartaruga e frizioni fatte con il suo sangue. Re Luigi XI di Francia, che credeva di essere affetto dalla lebbra, mandò un suo rappresentante a Capo Verde con due navi per indagare e raccogliere carne di tartaruga. Ma al ritorno delle navi, il Re era già defunto.

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