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Turismo a Sao Nicolau

Per chi volesse girare con curiosità l’isola, preferibilmente a piedi, è indispensabile una buona carta geografica

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I – Itinerari Turistici a São Nicolau

Submitted by on 20/02/2013 – 22:42No Comment
I – Itinerari Turistici a São Nicolau

“Vagabondare è deviare dall’ovvio”
(Stephen Graham, The Gentle Art)

 

In genere, il problema principale delle guide è che passano in fretta d’attualità, soprattutto nelle notizie utili al viaggiatore, quelle pratiche che riguardano ristoranti, alberghi, società di servizi turistici, etc. Non a caso le guide meno corrette non mettono l’anno di pubblicazione…
Le nostre annotazioni turistiche, anche se a volte concise, sono state per quanto possibile verificate di persona e sono aggiornate a tutto 2012.

Per chi volesse girare con curiosità l’isola, preferibilmente a piedi, è indispensabile una buona carta geografica. Ne consigliamo una molto ben fatta, la Goldstadt, Wanderkarte (www.goldstadtverlag.de). Sul retro della carta sono descritti in modo minuzioso i principali itinerari a piedi dell’isola (in tedesco, inglese e portoghese).

Detto questo, resta valido il nostro consiglio: Vagabondate!

Considerazioni generali

Periodo favorevole:
I mesi di luglio e agosto, oltre al periodo di carnevale e capo d’anno, sono da considerarsi di “alta stagione”, poiché sono i momenti in cui gran parte di emigrati e studenti rientrano per le ferie. Il che comporta un sovra-popolamento a cui le strutture dell’isola non sempre possono far fronte. In questi momenti diventa indispensabile prenotare per tempo sia mezzi di trasporto sia alberghi-ristoranti. Senza contare che i prezzi dei voli internazionali nell’alta stagione quasi raddoppiano.
Una certa attenzione conviene darla anche al clima: sebbene in Capo Verde il tempo sia generalmente buono, è meglio evitare la breve stagione delle piogge, da metà agosto a metà ottobre, poiché il clima diventa caldo-umido, poco piacevole, e le nuvole basse possono rinviare i voli interni di giorno in giorno. (vedi più sotto la sezione “Clima”)

Documentazione necessaria all’ingresso nel Paese

E’ necessario il passaporto e il visto d’ingresso, da richiedere presso l’Ambasciata di Capo Verde a Roma, Via Carducci, 4, 1° piano – 00187

Tel. 064744678 – 064744596 – Fax 064744643

Sezione Consolare
Via G. Carducci, 4, I° P – 00187 Roma
Tel. 064745461 – Fax 064744582

 

Oppure presso i Consolati Onorari di Torino, Firenze, Palermo e Napoli. È possibile anche l’acquisto all’arrivo, al costo maggiorato di circa 50 Euro (con noiosa fila…).

Sanità

Nessuna vaccinazione è richiesta per chi arriva dall’Europa. A S. Nicolau il rischio di malaria è praticamente inesistente. Come per ogni altro viaggio, consigliamo la copertura antitifica e antitetanica. Rari i casi di colera. Consigliamo comunque prudenza per quanto riguarda l’acqua degli acquedotti pubblici. Per non rovinarsi qualche giorno prezioso di vacanza con una fastidiosa diarrea, è meglio affidarsi all’acqua in bottiglia (senza aggiunta di ghiaccio), quasi dovunque reperibile. Se il ristorante non vi da fiducia, evitate l’insalata e altri cibi non cotti. I passeggeri provenienti da Africa e Sud America dovranno, invece, avere il Certificato Internazionale di Vaccinazione contro la Febbre Gialla.

Può essere utile consultare (“con intelligenza”) le pagine del Ministero della Sanità relative all’Assistenza Sanitaria per gli Italiani all’estero: http://www.ministerosalute.it/assistenza/assistenza.jsp
Non ci sono accordi tra i governi per quanto riguarda la tutela di cittadini italiani. E’ quindi esclusa anche la copertura delle prestazioni di pronto soccorso, quindi consigliamo di provvedere – prima della partenza – alla stipula di una assicurazione sanitaria privata.

Senz’altro utile è consultare il sito: http://www.viaggiaresicuri.it/
Portate medicinali specifici di frequente utilizzo. A volte sono di difficile reperimento in loco.

Moneta

Un euro equivale a circa 110,00 escudos capoverdiani.
Per il cambio, le banche trattengono una commissione, di solito fissa per qualunque importo. Conviene quindi non frazionare inutilmente le operazioni di cambio. Ricordate che gli escudos capoverdiani non si possono riconvertire in euro. Se vi avanzano escudos, informatevi in giro. A Capo Verde funzionano solo i Bancomat nazionali. Tra le Carte di Credito, utilizzabili nei maggiori alberghi, la più sicura è la VISA (più raramente la Master Card).

1) Presentazione di S. Nicolau (storia/geografia)

Situata nel gruppo di Barlavento (cioè, sopravento), l’isola di São Nicolau ha una superficie di circa 343 chilometri quadrati, estendendosi da est a ovest per 50 chilometri e per 25 da nord a sud. La maggior parte delle sue terre sono desertiche, ma al centro il cuore di alte montagne è verde e fertilissimo. Infatti, per secoli S. Nicolau ha esportato i suoi prodotti agricoli in altre isole meno fortunate (soprattutto Sal e S. Vicente), e in passato fino in Portogallo, con una produzione di banane che non conosceva sosta durante tutto l’anno.

Quest’isola, ignorata dal grande turismo, è invece ricca di occasioni e potenzialità, a partire dal Parco Naturale Nazione del Monte Gordo, la cima più alta dell’isola (1.304 metri), per proseguire nelle sue strette valli ricche di rara vegetazione endemica, fino alle piccole spiagge ancora sconosciute e alla pesca sportiva d’alto mare.

Alcuni considerano quest’isola come la miglior per fare trekking, mentre altri ne decantano la facilità di realizzare una buona pesca d’alto mare (soprattutto al Blue Marlin). Sono infatti in programma interventi pubblici per organizzare competizioni internazionali per questo tipo di sport.

 

Il clima

A Capo Verde, e quindi anche a S. Nicolau, nell’arco dell’anno esistono solo due stagioni: la stagione secca e la stagione delle piogge. La stagione secca va da novembre a luglio, e il clima è quotidianamente rinfrescato dai venti Alisei che soffiano costanti da nord-est quasi tutto l’anno. Per questo, e anche a seconda dell’altitudine, è utile un golfino o una leggera giacca a vento per la sera, quando la temperatura scende sui 19 gradi. Per il resto stiamo sui 25 gradi, con punte massime a 29 gradi. Da considerare a parte alcune zone desertiche dove la temperatura può salire considerevolmente.
Il resto dell’anno, da mezzo agosto a mezzo ottobre, è stagione delle piogge, a volte molto scarse a volte molto violente. Anche se la temperatura non sale molto, fastidiosa è l’umidità che rende l’aria appiccicosa.
In gennaio e febbraio a volte soffia l’harmattan, un vento proveniente dal Sahara. E’ chiamato localmente bruma seca, cioè nebbia secca, poiché trasporta nuvole di sabbia dal deserto, rendendo tutta la luce di un giallo sbiadito. Tuttavia, durando solo qualche giorno, può essere un’esperienza interessante.
Grazie ad una corrente marina d’acqua calda, il mare ha tutto l’anno una temperatura molto piacevole, 23/24 gradi di media.
Queste indicazioni generali devono però fare i conti con il cambiamento climatico in atto che coinvolge tutto il mondo. Oltre al riscaldamento globale, anche i ritmi delle piogge sono alterati.Agua das Patas- Panoramica

L’isola è stata scoperta nel 1461, probabilmente il 6 dicembre, giorno di S. Nicola. Tuttavia, non ostante il clima favorevole nelle zone interne e alcuni corsi di acqua perenne, la sua colonizzazione è stata lenta. Un viaggiatore inglese, Dampier, di passaggio nel 1683 per S. Nicolau, annotava che l’isola contava non più di 100 famiglie… e che le colline erano verdi di vigne. Oggi gli abitanti sono circa 13.000, ma le vigne sono completamente sparite, distrutte e definitivamente estirpate dai portoghesi che anticamente temevano la concorrenza con i loro vini nazionali. (Solo nell’isola di Fogo si è ricominciato a produrre vino, e di ottima qualità: vi consigliamo di provare il Chã e il Sodade, sia bianco sia rosso!)

Un ostacolo allo sviluppo furono certamente anche le continue scorribande dei pirati, che avevano mano libera non esistendo nessun esercito che proteggesse gli abitanti. Solo all’inizio dell’800, a difesa del porto di Preguiça, fu costruito un forte corredato di cannoni, probabilmente del tutto inutili, anche perché il fenomeno dei pirati stava oramai estinguendosi.

Sulle ripide pareti delle montagne, in una miriade di piccolissimi terrazzamenti costruiti lungo secoli e secoli di paziente fatica, si coltivano il mais, vari tipi di fagioli, papaie, manghi, patate e manioca. Quasi sparita è invece la coltivazione del caffè, un tempo la migliore dell’Arcipelago, oggi relegata in una zona ristretta del Monte Gordo. Ma la coltivazione più diffusa sembra essere quella della canna da zucchero, per produrre il miglior grogue, la bevanda alcolica nazionale.

 

Il grogue

Il grogue è una bevanda tradizionale, ricavata dalla fermentazione della melassa spremuta dalla canna da zucchero e distillata a fuoco lento in alambicchi di rame. Per raggiungere i 45 gradi, ragionevoli per una bevanda, si diluisce il distillato con acqua. Ma anche a 45 gradi il liquore è forte e quindi spesso lo si mescola e diluisce ancora con una grande varietà di sapori: melassa di canna, latte di cocco, tamarindo, mancarra (arachidi), maracuja, etc. In questi casi, la nuova bevanda viene chiamata ponche.
Il grogue che viene prodotto a S. Nicolau è di buona qualità. E’ chiamato grogue d’terra e dicono che sia il migliore dell’Arcipelago, in competizione con quello di Santo Antão e di Santiago, le uniche altre due isole che hanno le valli profonde e ricche d’acqua adatte alla coltivazione della canna da zucchero.
Il nome grogue deriva dall’inglese grog, una bevanda tipica dei marinai inglesi, che però è bevuta calda. La tradizione del grogue è molto sentita dai capoverdiani e l’invito a bere insieme un bicchierino non deve essere rifiutato.

Nella zona che non beneficia di acqua per l’irrigazione, la coltivazione si fa sperando nella clemenza del cielo, nelle piogge che dovrebbero essere come minimo due, la prima per far nascere la pianta, la seconda per portarla a maturazione. Purtroppo per lunghi periodi le scarse piogge irregolari hanno prodotto drammatiche carestie. In queste zone secche si coltiva soprattutto il mais, chiamato in creolo midj (miglio).

Con il mais si confeziona il piatto nazionale di Capo Verde, la cachupa, che ha varie versioni ma che sostanzialmente è una per tutto l’Arcipelago.

 

La cachupa

Tra le molte varianti, presentiamo una ricetta per fare la cachupa rica, secondo la tradizione che non prevede pancetta, carote e prezzemolo introdotti solo di recente. Proponiamo qui di seguito una ricetta che abbiamo gustato con soddisfazione.

– 1 litro di mais (senza crusca)
– ¼ di favinha (fave)
– 500 gr di carne di maiale
– 2 salsicce di maiale
– 1 “linguiça” (salsiccia locale piccante)
– 500 gr di cavolo
– 500 gr di verza
– 300 gr di patate dolci
– 300 gr di patate inglesi
– 300 gr di banane verdi
– 200 gr di zucca
– 200 gr di manioca
– 3 spicchi d’aglio
– 2 cipolle grandi
– 2 foglie d’alloro
– olio, sale e peperoncino a gusto

Preparazione

Mettere a bagno il mais e i fagioli per 24 ore.
Quindi cucinarli con due foglie di alloro. In un altro tegame preparare una salsa soffriggendo cipolle e aglio. Aggiungere la carne di maiale, con salsicce e linguiça, fino a completa cottura. Quando il mais e la favinha sono cotti, aggiungere la carne e i vari legumi. Lasciare cuocere fino a che tutti i legumi sono ben cotti, controllando che il brodo sia un po’ denso ma che non asciughi. Per consuetudine, la cachupa si serve mettendo la carne e i legumi in due piatti di portata differenti.
E’ tradizione mangiare a colazione la cachupa guisada, cioè la cachupa del giorno prima ripassata in padella con olio e cipolla appena rosolata.

Il piatto è molto consistente, ricco di sapori e di calorie, adatto a chi parte per lavorare i campi tutto il giorno, o ai turisti amanti di lunghe escursioni a piedi. Ai lavoratori sedentari sconsigliamo vivamente la cachupa guisada a colazione (soprattutto se accompagnata con pesce fritto e uova!), se desiderano mantenere un fisico decente…

Parlando della dieta di S. Nicolau non va dimenticato lo xerem, (una polenta fatta con il mais macinato più grosso) e il modje (uno stufato di capretto con patate, mandioca e banane verdi). Questo piatto si prepara soprattutto per le feste tradizionali, come Kolà sanjon e Kolà sanped, e in occasione dei grandi pranzi di matrimonio.

Naturalmente non va dimenticato il pesce e le aragoste, i re della tavola locale. Gustosi i mariscos (frutti di mare) come polipo e lapa, le nostre patelle. Il tonno, sia fresco sia in scatola prodotto a Tarrafal, è di ottima qualità. Buonissimi altri pesci come bicuda, serra e bonito e la coloratissima garoupa, dalla carne bianca e delicata, che da noi non s’incontra.

Le banane possono trovarsi tutto l’anno e ci sono sia quelle verdi, chiamate plàtano, da mangiarsi solo cotte, sia le banane normali sia quelle piccole, le più gustose di tutte: chi ha mangiato solo le Chiquita non sa cos’è il sapore di una banana! Stesso discorso per i manghi. Buone e diffuse le papaie. Infine, non sempre di facile reperimento, ma davvero delizioso, è il quejo d’terra, un formaggino fresco prodotto con il latte di capra.

La musica S. Nicolau

Parlando di S. Nicolau non bisogna dimenticare la musica, onnipresente in tutta l’isola, come in tutta Capo Verde, che anche qui costituisce una delle principali caratteristiche dell’originalità culturale capoverdiana. Tuttavia a S. Nicolau, nonostante i progetti, non esiste ancora una scuola di musica che aiuti a preservare la tradizione. Come un tempo, l’apprendimento si fa di generazione in generazione, di padre in figlio, da persona a persona, negli incontri dopo le ore di lavoro. La sera, passeggiando per le strade della città, come di altre povoação, non è raro sentire da dietro ai muri suoni di chitarre o di violino tentare le melodie più famose, una morna o una coladeira. La tradizione convive in armonia con le più recenti tendenze musicali, con chitarre elettriche e potenti amplificatori, e sopravvive nonostante gli attacchi della televisione che inizia ad invadere gli spazi conviviali. Anzi, si nota un ritorno d’interesse per le forme tradizionali di danza e musica, con la creazione di gruppi organizzati come quello di Estancia Bras, Tradição Patché Estancia Bras. (vedi Estancia Bras)

 

Il carnevale di S. Nicolau

Di un certo richiamo è il carnevale, secondo per spettacolarità solo a quello di Mindelo (isola di S. Vicente). Carri allegorici, numerosi gruppi di danza, bande di strada, musiche, costumi e maschere sconvolgono le stradine della tranquilla Ribeira Brava per una settimana intera, ma la preparazione avviene lungo mesi di attesa e lavoro, e molti soldi: un costume da re o da regina costa varie centinaia di euro. I gruppi, tra i maggiori quello di Copacabana e quello di Estrela azul, competono con foga, ma alla fine non ci saranno vincitori ufficiali e tutto si svolge nella massima allegria. Chi introdusse il carnevale a S. Nicolau pare sia stato Serafim Lopes, meglio conosciuto come Negro Sarafa (www.snnoticias.com). Ancora oggi nella casa del centro dove visse, si trova una grande scritta “Barracão do Negro Sarafa”.

 

Altre feste

Naturalmente, un’occasione per fare festa non si butta via… ricordiamo che la quiete della città si trasforma in grande animazione anche a Capo d’anno, a Pasqua, il 24 giugno, in occasione della festa di São João, S. Giovanni Battista, (vedi Kolà sanjon a Praia Branca), e ancora il 29 giugno, festa di São Pedro, sanped, sempre con gran dispiego di tamburi, gruppi di danza, rappresentazioni di strada, corse di cavalli, fiumi di grogue, etc. etc. etc. La festa di San Pedrìn, la domenica dopo il 29 giugno, si svolge invece in spiaggia (vedi Prainha). Queste feste hanno origine cristiana, ma sono infarcite di elementi laici e pagani: fatevi raccontare i significati dei simboli, i riti, i riferimenti impliciti ed espliciti. E’ tutto un mondo da scoprire.

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